#2 - Decisioni.

 Di Yuri N. A. Lucia.

 

 

 

Felicia Hardy's Private Investigation. 11.30 a.m.

 

Kaine si diresse verso il tavolo nel suo ufficio, dove teneva le sue attrezzature. Era intenzionato ad esaminare ancora una volta i componenti della tossina paralizzante che aveva estratto dalla sua ferita. Nonostante fosse stato un momento terribile per tutti quanti, doveva continuare con la vita di tutti i giorni. Aveva pur sempre delle responsabilità verso l'agenzia e verso se stesso. Sopratutto gli interessava scoprire chi fosse quel Kur Neko e perchè. Gar aveva contratto dei debiti da quello che sapeva, forse era stato assoldato da qualcuno perchè non aveva pagato. Possibile, sicuramente era un professionista, uno che ci sapeva fare e doveva anche costare parecchio. La tossina che lo aveva quasi paralizzato era di tipo sintetico, qualcosa prodotto ad hoc per i super umani. Evidentemente l'amico era previdente e si era messo in conto di correre il rischio di incrociarne qualcuno a N.Y.C. Gli venne da sorridere, aveva a che fare con uno che pensava a tutte le evenienze. Ripensò al loro scontro. Non si era mai perso d'animo, tenendogli testa continuamente e, dopo averlo studiato un pò, aveva ideato un'ottima tattica per batterlo. Privo o meno di capacità paraumane era comunque pericoloso, se ne rendeva ben conto, visto come lo aveva difatto battuto. Ora più che mai dargli la caccia era rischioso, per via delle ferite riportate contro lo Scorpione dalle quali non si era ancora pienamente ripreso.

"Hey mr... ancora quì?"

Era talmente preso dal suo lavoro che non si era accorto di Felicia che era entrata.

"Mi scusi ms. Hardy. - rispose freddo- Libero subito il posto..."

"Andiamo Kaine, per una volta non potresti smettere di fare lo stronzo?..."

"Cosa?"

Si girò fissandola, poggiata al telaio della porta, con indosso un bel completino nero che in altri momenti avrebbe sicuramente apprezzato di più.

"Posso anche capire che tu ti senta sottopressione dopo tutto quello che è successo nei giorni scorsi. Sono preoccupata anche io per Peter e per come sta andando la sua vita. Lo scontro con quel pazzo assassino vi ha segnati indelebilmente e so che sei ancora arrabbiato con me per le cose che ti ho detto in questa stanza l'ultima volta. Però non puoi portarmi il broncio per tutto il giorno, mentre giri da una parte all'altra dell'ufficio e trattando male tutti. Non sei l'unico che ha dei problemi quì e non ti puoi permettere di farli gravare tutti sul prossimo."

"Io non ho nessun problema Felcia, apparte quello di non riuscere ad intendermi con te. Non ti capisco proprio sai? Mi hai attaccato senza motivo la scorsa volta, solo perchè mi hai visto intento in alcune ricerche non inerenti al lavoro. Sai che non mi tiro indietro se c'è un incarico. Anche il rinfacciarmi il prestito che mi hai fatto era una cosa che non mi sarei mai aspettato, visto che fin'ora i soldi te li sto ridando, però se pensi che non sia affidabile ti puoi riprendere le cose anche adesso!"

"Non sono quì per parlare di questo, piuttosto del fatto che delle volte sei... imprevedibile. Così tanto che effettivamente non sò se si possa contare su di te. So di quello che hai combinato in quel magazino, la sera prima dell'inferno con Gargan. Vorrei conoscere da te i particolari."

"Non c'è molto da dire... seguivo una pista per una storia mia..."

"Si tratta di qualcosa connessa a quella signora che hai soccorso e che poi è deceduta in ospedale?"

Rimase senza parole, tremando leggermente per la rabbia.

"Da quanto lo sai?"

"Dal giorno dopo che è successo. Quando sei andato a casa di quella Patricia Everett."

"Chi mi ha seguito?"

"Non mi sembra il caso di..."

Colpì il muro con tanta violenza che lo trapasso da parte a parte. Per fortune in quel momento c'erano solo loro due. Lei lo fissava strabigliata, poi sbottò.

"Ma ti sei bevuto il cervello razza di idiota?!"

"Riprenditi l'attrezzatura e detrai le spese di riparazione dal mio stipendio..."

Si diresse verso l'attaccapanni a muro e prese il suo giubotto.

"Dove credi di andare?"

"Dimmi solo perchè mi hai fatto seguire se proprio non vuoi dirmi perchè."

"Kaine... tu sei stato... insomma, quando ti chiudi nei tuoi silenzi o quando sei particolarmente evasivo... temo sempre che tu..."

"Sia tornato un maniaco omicida vero?"

"Non intendevo dire questo ma..."
"... il pensiero originale non ci andava tanto lontano 'nevvero? - sorrise, anche se i suoi occhi in quel momento erano tutt'altro che allegri.- Non ti posso biasimare, hai ragione, sono inaffidabile. Però non posso comunque accettare di collaborare con tè in questo modo. Se non ti fidi di me meglio troncare quì il nostro rapporto lavorativo."

"Kaine ti prego, Peter non sarebbe felice di sapere che..."

"E che cazzo centra Peter ora??!?!?! - urlò rabbiso - Peter! Peter! Peter e ancora Peter! Non fai altro che metterlo in mezzo ogni volta che parli con me di qualcosa!!! Credi che io sia stupido o cosa?! Lo so che quando mi guardi pensi a lui e ogni volta che giri l'angolo dopo avermi visto pensi, Dio chissà come sarebbe stata la mia vita con lui! Ed invece ti tocca accontentarti di avere vicino la sua copia! Povero pazzo Kaine, così inaffidabile che lo devi far seguire ovunque vada!"

Felicia scattò inviperita, cercando di colpirlo con un pugno al volto. Con sua grande sorpresa non si spostò di un millimetro, prendendo il colpo sulla guancia. Lei lo fissò senza dire una parola, come imbambolata, poi allungo la mani verso di lui, per controllare che stesse bene, però lui le bloccò entrambe. Non stringeva ma le impediva di muoversi.

"E' questo il mio problema Felicia. Prima ero Kaine, assassino, cacciatore, mostro... ora invece cosa sono? Ragno Nero è una copia dell' Uomo Ragno, la sua mera ombra ed io? Lo sono dell'uomo sotto quella maschera. Non posso fare nulla di buono se prima non capisco che cosa devo fare per me. Scusami per il muro. Ora è meglio che vada un pò, devo schiarirmi le idee."

Senza aggiungere altro uscì.

 

Central Park. 17.30 a.m.

 

Era appena stato a trovare Peter, ora in condizioni migliori anche se ancora provato dalla lotta. I telegiornali ancora parlavano di quanto accaduto, interrogandosi sul perchè, se fosse stato possibile evitarlo, se L'Uomo Ragno e l'altro Uomo Ragno, quello vestito di nero, fossero ancora vivi. Non gli aveva detto nulla di Felicia o di quanto accaduto nei giorni passati perchè non voleva turbarlo. Si sentiva anche in colpa di essersela indirettamente presa con lui la sera prima, mentre litigava con la Gatta. Ora stava passeggiando con Rucker, discutendo di quello che avevano appena passato.

"Hai avuto un gran fegato figliolo, a fare quello che hai fatto. Non è da tutti rischiare la propria vita in quella maniera."

"Anche Pete lo stava facendo. Io mi sono limitato a dargli una mano..."

"Non direi. Gli hai salvato la vita e il fatto che anche lui lo stesse facendo non sminuisce il valore delle tue azioni."

Sorrise guardando quel volto buffo che gli ricordava incredibilmente quello di Jerry Lewis. Improvvisamente lui ricambiò mostrando denti leggermente ingialliti dal fumo, in una smorfia che aveva qualcosa di incredilmente comico.

"Il dottor Jerryl vero? No, non sono telepatico, solo che non sei il primo a pensarlo ed effettivamente, guardandomi bene allo specchio, ci penso sempre pure io. Che ci vuoi fare? Non tutti possiamo avere la faccia di Callaghan! Anche se per uno sbirro come me farebbe assai comodo! Dobbiamo tenerci quella che abbiamo, tu compreso..."

Aggrottò le sopracciglia e gli chiese

"Che cosa vuoi dire?"

"Dico che infondo non è così brutta come pensi e ci puoi andare tranquillamente in giro. Ci sono tante persone che hanno un gemello identico, eppure questo non cambia la cosa più importante."

"E sarebbe...?"

"Che non sono i tuoi lineamenti a fare la persona che sei... ringraziando iddio sei tu, con le tue azioni."

"Le mie azioni... si vede che non mi conosci, se solo sapessi cosa sono stato..."

"Non credo qualcosa peggiore di quel bastardo di Gargan. Dio, fatico a credere che ci possa essere qualcuno che possa eguagliarlo... forse c'era quel pazzo di Carnage che aveva delle ottime chances. Comunque ora non mi sembri tanto male. L'unica cosa è che si capisce lontano un miglio il tuo problema a vivere con te stesso e... con tuo fratello."

"Non è mio fratello... sono la sua copia genetica sono..."

"Si, si, dicevo per dire, so qual'è il termine tecnico. Il problema è però che la vita che tu stai vivendo è la tua... non la sua. Lo guardi, come se fosse tutto ciò che tu non hai."

"Non è forse così?"

"Forse. Forse ha avuto la vita che tu avresti voluto. Però devi metterti l'animo in pace. Quella non potrai mai averla, perchè ormai si tratta del passato. Devi piantarla di vivere in uno ieri che non esiste o di torturarti con i ricordi. In questo siete simili lo sai? Anzi! Identici! Tutti e due sempre con il capo voltato a rimuginare, così presi da non accorgervi di quello che vi perdete davanti. Puoi decidere di continuare così, oppure puoi tentare di farti una vita. Certo, semplice non è... però se fai un tentativo è già un inizio."

Si fermarono davanti ad una fontana, sedendosi al bordo, ora che la pioggia era passata la città era stata colpita da un'ondata di piacevole caldo che sembrava volerla ripagare dei torti subiti nei giorni scorsi.

"Ma qual'è la direzione che devo intraprendere? Da dove devo inziare? Io, non posso fare a meno di non considerare il fatto che non c'è nessun vero passato alle mie spalle! E' come se fossi una pianta senza radici, sento che muoio, un giorno dopo l'altro, lentamente e... e..."

Si bloccò, sopreso di quello che stava dicendo ad un perfetto sconosciuto, alzò lo sguardo si di lui e vide che nei suoi occhi, c'era qualcosa, non compassione o pietà, ma comprensione e... una sorta di tenera simpatia, sincera, profonda.

"Sai perchè ammiro molto tuo fratello? Perchè è uno che non si tira mai indietro. Qualsiasi sia il prezzo da pagare o la difficoltà da affrontare, fondamentalmente non si è mai arreso. Mai! Ha una forza di volontà che ci potresti spaccare un'atomo! Credo che oltre alla faccia anche tu l'abbia ereditata, solo che sei stato così amareggiato nel corso della tua vita che non ci hai mai fatto caso. Ti manca un passato? Ma uno ce l'hai! Pensa solo a quello che tre giorni fa hai fatto per fermare lo Scorpione e nelle settimane passate... chissà quante esperienze e ricordi avrai accumulato! Ti pare poco?"

"No... però... i primi ricordi che avevo erano... stati impiantati da chi mi ha creato e quando mi resi conto della cosa..."

"... hai preso a dubitare di ogni nuovo ricordo che acquisivi, temendo anche le esperienze che erano da venire, impossibilitato di distinguerle da eventuali altri... impianti? Così anche nei rapporti personali e nel vivere la quotidianità sei diventato freddo e distaccato, perchè temi di svegliarti e di scorpire che le cose non sono come credevi..."

"Si... non l'avrei saputo dirlo meglio..."

"Io direi allora che adesso è l'ora di piantarla con questo tuo atteggiamento del cavolo..."

Kaine studiò per un'attimo i suoi lieneamenti non sapendo come ribattere.

"Sei stato ferito nell'aver scoperto che il tuo passato non era reale e allora cosa fai? Rifiuti a priori ogni cosa che ora ti capita per non dover soffrire poi. Non sò cosa tu abbia fatto negli anni passati ragazzo, però devo dire che non sei certo cresciuto. Ti comporti come un bambino spaventato che assume un atteggiamento sprezzante per allontanare tutti. Bella soluzione! Soffri di solitudine e che cosa fai? Cacci via tutti dalla tua vita. Non hai un passato? Allora volti le spalle al tuo futuro. Che ti lamenti a fare allora?"

"Io voglio solo vivere maledizione!"

"E allora fallo! E smettila di pensare a te stesso solo come una copia. Tanto non potresti essere uguale a tuo fratello neanche se lo volessi. Per quanto vi assomigliate su certi aspetti... siete due persone distinte e separate. Tra voi intercorre tutta la differenza possible, creata dalle tue scelte, dai tuoi successe e dai tuoi sbagli! Credo sia il momento che Kaine affronti la vita invece che guardarla con sospetto."

Dopo averci pensato un'attimo sù, si alzò e tese la mano al poliziotto.

"Grazie Rucher... mi ci voleva proprio una bella lavata di capo."

"La tendenza ad autocommiserarsi è comune anche a tuo fratello ma credo che possa migliorare. Penso lo stesso di te. Hai il mio numero, chiamami se ne hai bisogno."

"A dire il vero... avrei proprio necessità di chiederti un favore."

"Ah, dimmi pure, se posso aiutarti."

"Sò che non è un buon momento per te, però... potresti prendere delle informazioni su un tale... credo sia un killer professionista... uno che si veste ed agisce come un ninja... un certo Kuro Neko..."

"Kuro Neko?"

"Kuro Neko..."

 

Queens. Ore 02.00.p.m.

 

Stava volteggiando da un paio d'ore sul quartiere ed era incappato in un tentativo di rapina che aveva sventato, in uno scippo e aveva beccato uno spacciatore che cercava di piazzare un po' di roba. Nessuna traccia del suo bersaglio. Si sentiva vagamente frustrato, voleva trovarlo per cercare di pareggiare i conti, vista la figura da idiota che aveva rimediato. Rucker gli aveva promesso che ci avrebbe lavorato sopra, anche se avrebbe dovuto aspettare qualche giorno visto quello che era appena successo. Gli era dispiaciuto coinvolgerlo, sopratutto dopo tutto quello che aveva fatto per Peter. Tuttavia sentiva di dover quanto prima risolvere il problema di quel tipo... l'unica cosa che sapeva era che gli aveva detto un nome giapponese... un nome che significava Gatto Nero. Curiso. Forse si stava concentrando tanto su questa storia per non pensare al litigio con Felicia della scorsa mattina. Nei giorni passati sembrava quasi che tra loro ci fosse un certo feeling ed invece. Non risuciva proprio ad accettare il fatto che lei lo avesse fatto seguire, sentiva che la sua fiducia in lei era stata tradita. Lasciò una tela e agganciò un tetto con un'altra. Doveva anche pensare a cosa fare con il suo impiego, perchè al momento non se la sentiva di tornare a lavorare con lei. Del resto neanche sapeva che cosa si sarebbe potuto mettere a fare lui. L'unica cosa di cui era sicuro è che avrebbe smesso di vivere cercando di essere la copia di Peter Parker e  dell'Uomo Ragno, forse era stato creato per esserla, però ora era diverso, sarebbe stato se stesso, chiunque fosse stato.

Si raggomitolò rapidamente, evitando lo shuriken che ruotando, si infisse nel muro del palazzo alla sua destra. Ruotò su se stesso, lanciando una tela che colpì, come previso, il suo aggressore, ora era appeso ad esso e sapeva chi fosse ancora prima di vederlo.

"Salve Gatto! Ti stavo cercando sai? Scommeto che però questo lo sai. Tanto per sapere... da quant'è che mi seguivi?"

Salirono fino al livello di un tetto e dandosi tutti e due una spinta finirono su di esso, fronteggiandosi, pronti a tutto.

"Da un po', non è semplice starti dietro, sei molto veloce."

Camuffava la sua voce, rendendola piatta e priva di toni particolari.

"E' bello sentire dei complimenti da qualcuno. Ora vorresti essere così gentile da spiegarmi perchè hai fatto fuori Gar? E come mia mi stai dietro?"

"Gar aveva pestato i piedi a qualcuno di troppo. Era solo lavoro per me. Tu invece, beh, di rado trovo qualcuno al mio livello. Mi sei piaciuto e volevo continuare la nostra sfida."

"Buffo. Anche io volevo continuare il discorso interrotto..."

Cercò di sorprenderlo balzandogli contro ma colpì solo il pavimento del tetto, mandandolo in frantumi. Non c'era che dire, rapido e sempre in guardia. L'altro gli corse contro, eseguendo una velocissima serie di calci che sicuramente avrebbero potuto staccare una testa, evitandoli tutti con grande destrezza. Si piegò indietro, lasciando Neko momentaneamente spiazzato. Puntò la mano a terra e contrattaccò con un calcio mirato all'addome. Riuscì a prenderlo mandandolo quattro metri indietro. Quello eseguì una serie di capriole per attutire il colpo e si rimise in piedi. Due lame scintillarono nel buio. Ora sapeva che i suoi pugnali erano avvelenati e ci avrebbe prestato molta più attenzione. Seguì la sua corsa fino alla parete sulla sua sinistra, ci saltà sopra, usandola per darsi una poderosa spinta verso di lui, lo mancò, sfiorandogli il volto senza però ferirlo e finendo sull'orlo del tetto. Rimase in equilibrio sopra il parapetto, girandosi rapidamente, e lanciando uno dei pugnali. Kaine alzò la mano anzichè spostarsi, bloccandolo con due dita. Prima che l'altro potesse accennare qualsiasi reazione glielo tirò contro ma lo evitò, spostandosi leggermente, tra se e se sorrise mentre tirando indietro il braccio, atteriva a se il pugnale, aggancianto con un sottile filo, ferendo il killer al fianco. Questi emise un gemito e si lasciò cadere all'indietro.

"Eh no! Col cazzo che mi scappi bello!"

Ragno Nero si gettò sotto, dandosi una leggera spinta per raggiungerlo, una volta preso tra le braccia, mirò al tetto della palazzine di fronte, e rapidamente si issò su di esso. Posò a terra la sua preda e gli si mise sopra. Sembrava inerme e il senso di Ragno al momento non pizzicava.

"Ora voglio vederti in faccia."

Quandò scostò la sua maschera rimase senza fiato. Era orientale, giapponese probabilmente ed era... bellissima. I suoi lieneamenti erano delicati, come quelli di un fiore di loto ed i suoi occhi, neri come la notte, lo fissavano con un intensità tale da metterlo in imbarazzo. Inaspettatamente gli sorrise con grande dolcezza.

"Non ti avevo sopravvalutato allora, mio gaijin, sei rapido come il vento, forte come la roccia e hai il fuoco dentro di te. Non sono molti quelli che hanno messo in difficoltà Kuro Neko... complimenti, meriti un premio."

Mise la sua mano sulla guancia e tirò sù, scoprendo la bocca, poi avvicinò le sue labbra, fin quasi a sfiorare quelle di lui.

"Sei un'assasina... non penserai che ti lasci andare solo perchè sei molto bella vero?"

"Non mi aspetto niente, mio forte e coraggioso guerriero. Chiedo solo un tuo bacio."

Sentì la passione divorarlo dentro, urlando per un contatto con quella bocca così morbida e dal quale proveniva un afrore intenso e stordente. Così si unirono in un appassinato bacio, intrecciando le loro lingue in un'abbraccio di carne che gli trasmise potenti scosse al basso ventro, dove il suo organo si gonfiò, divenendo turgido e dritto. Alla fine si sciolsero, fissandosi negli occhi, e lei sorrise di nuovo.

"Però non sei certo una Kuni..."

"Cosa?"

"Il pugnale che ti ho lanciato non era avvelenato con la tossina che uso di solito..."

Per un soffio evitò il calcio che gli sferrò all'improvviso da terra. Si rimise in piedi con un'unico elegantissimo movimente, rindossò la maschera e riarrotolò il cavo trasparente che usava nel bracciale sull'avambraccio destro.

"Baci molto bene, te lo hanno mai detto?"

"Piccola..."

"Shhh, ti prego, non sta bene rovinare questo momento con delle volgarità. Da te mi aspetto un pò di romanticismo. - Il tono era canzonatorio e lo fece arrabbiare ancora di più. - Non preoccuparti, questo non è il nostro ultimo incontro Ragno Nero chan... non ti lascerò andare tanto presto."

"Chi ti dice che io sia disposto a lasciare andare te, adesso..."

"Questo..."

Fece esplodere in terra un paio di sfere dalle quali si alzò una cortina fumogena. Cercò di balzarle contro ma si era già buttata di sotto. Cercò di inseguirla, ma proprio in quel momento esplose un piccolo ordigno che aveva fatto cadere e che avrebbe potuto appiccare un'incendio se non si fosse fermato a spegnere le prime fiamme. Aprì di corsa la porta che dava sulle scale interne e prese un'estintore che si trovava lì di fianco, corse subito a cercare di evitare una brutta situazione, maledicendo la Gatta per quell'ennesima beffa.

"Il conto si allunga gattina... e ti assicurò che la seconda volta che te lo presenterò avrai da pagare."

Non capiva se fosse più arrabbiato per non essere riuscito ad acciuffarla... o perchè avrebbe desiderato ancora uno di quei baci dal sapore così dolce.

 

Casa di Patricia. Ore 12.00

 

"Delizioso!"

Esclamò Kane, entusiasta per la Pitta che aveva appena finito di mangiare.

"E' la prima volta che ne mangi?"

Disse Patricia, divertita dall'espressione ingorda dipinta sul suo volto. Lui se ne avvide, arrossendo un poco.

"Ehmm sì. Ti confesso che è la mia prima esperienza con la tipica cucina greca. Una volta, in una tavola calda, ho mangiato qualcosa che spacciavano per Feta, ma dopo aver assaggiato la tua, credo che mi abbiano imbrogliato alla grande! Così tua madre era di Mikonos?"

"Sì. Conobbe mio padre durante un master quì negli Stati Uniti. Il loro rapporto iniziò con mio padre che le fu presentato da una comune conosceza, lui le chiese lezioni di lingua greca e lei accettò. Poi le confessò che era stata una scusa per riuscire a frequentarla in privato... solo che glielo disse alla 20esima lezione!"

"E lei cosa disse?"

"Che avrebbe dovuto dirglielo prima, così avrebbero potuto evitare di perdere tempo!"

Risero di gusto, mentre lei gli versò dell'altro vino e gli offrì delle patate con senape.

"Grazie! Non vorrei sembrarti ingordo ma..."

"Oh prego! Mangia pure! Mia zia diceva sempre che l'appetito è segno di buona salute. Così tu sei di origini irlandesi?..."

"Io? Oh, ehm, sì, anche se sono già cinque generazioni che siamo quì. Io l'Irlanda l'ho vista solo in cartolina. Di original irish ho solo il cognome..."

"Quindi non festeggi il giorno di San Patrizio?"

"No, o almeno non più di un  newyorkese medio, comunque non partecipo alla parata se è questo che intendi."

"Sai, credo che il verde ti donerebbe molto."

"Credi davvero?"

Chiese divertito Kaine.

"Credo di sì. Tu hai girato molto?"

"Come?"

"Sai, hai l'aria di uno che ha girato molto."

"Si... è vero... diciamo che sono stato molto in giro."

"Posso chiederti come mai?"

"Per... mettiamola così... viaggiando cercavo di trovare me stesso."

"E l'hai trovato?"

"Non sò... forse in realtà cercavo di sfuggirgli..."

"Allora sei tornato quì per trovare la tua pentola d'oro."

"Eh?"

"Si dai! Anche se non sei irlandese al cento per cento, dovresti conoscere la storia del Leprecauno e della pentola d'oro..."

"Quella? Si, credo di averla sentito un paio di volte questa storia... la pentola d'oro sarebbe il raggiungimento del mio scopo?"

"Non sò, dimmelo tu."

La fissò mentre si portava alla bocca un paio di pomodorini con feta, trovò irresistibile come la luce si rifletteva in essi.

"Ed ora di che cosa ti occupi?"

"Sono... un investigatore privato."

"Davvero?!"

"Si. Anche se non sò se sia corretto dirlo... visto che forse lascerò il lavoro."

"Come mai?"

"Contrasti con i superiori."

"Potrebbe essere l'occasione per tornare a studiare non credi?"

"Cosa?"

"Prima mi hai detto che non hai fatto solo un'anno di università. Non sarebbe bello terminarla? Mi sembri un tipo molto in gamba ed intelligente."

"Io, non ci avevo mai pensato seriamente."

"Allora dovresti farlo... e com'è la vita del detectieve..."

"Ah.... una vera noia."

 

Manatthan. Ore 17 p.m.

 

Pranzare con Patricia era stata la cosa migliore della giornata. Gli era piaciuto quell'intermezzo di normalità nella sua vita. Aveva appena finito di chiamare da un telefono pubblico il capanno di Rucker, per sapere come stava Peter, aveva risposto Devil, dicendogli che era venuta la moglie a fargli visita. Sperava proprio che quei due chiarissero la situazione, suo fratello gli aveva raccontato tutto e gli era dispiaciuto. Buffo, si disse, a come ora anche lui pensasse a lui come un fratello. Sinceramente non gli dispiaceva. Aveva anche sentito telefonicamente Ben, rassicurandolo sullo stato di salute dell'Uomo Ragno. Aveva avuto piacere anche nel sentire lui. Strana davvero quella situazione. Felicia invece era da ieri che non la sentiva e questo non sapeva proprio che effetto gli facesse, perchè da una parte, sentiva di dover assolutamente chiarire le cose con lei... da un'altra temeva quel momento. Voleva essere calmo e tranquillo quando si fossero parlati, anche se quello che stava per fare l'avrebbe irritata non poco.

 

Chester Fawcet stava seguendo da un'oretta Dannis Malone, proprio come sua moglie, Cindy del Gado, una biondina tutto pepe, gli aveva chiesto di fare. Ultimamente il suo capo, la Hardy, aveva deciso di occuparsi anche di quel tipo di casi per incrementare le entrate della loro agenzia. Non era una pessima idea, visto quanto un certo tipo di clientela era disposto a sborsare per avere le prove di un'eventuale infedeltà, sopratutto quando il contratto matrimoniale prevedeva un cospiquo risarcimento nel caso di corna. Pensava  che fosse una tipa in gamba, anche se poteva avere l'aria della super bella sciocca, aveva un gran cervello dentro quella testolina e sapeva essere professionale come poche volte aveva visto in quel campo. Sicuramente in pochi anni sarebbe diventata una delle più famose nel giro delle investigazioni private. Non riusciva a non sentirsi attratto da lei, non solo per quelle curve mozzafiato e per quel viso dai lineamenti così selvaggi e incredibilemte attraenti. C'era qualcosa nel suo carattere, nel modo di affrontare la vita che lo aveva affascinato. Non gli era mai successo di provare qualcosa di simile per nessuna delle sue ragazze e calcolando che donne non gliene erano mai mancate, anche di molto belle, questo poteva essere qualcosa di preoccupante... fino a un pò di giorni fà pensava che lei se la facesse con quel Kaine. Un tipo decisamente poco raccomandabile, molto difficile da seguire, con la capacità di sparire all'improvviso e con il quale avrebbe volentieri fatto a meno di litigare. Aveva spesso uno sguardo così truce che era un chiaro invito a non pestargli i piedi e quando gli era stato chiesto di seguirlo per un pò avrebbe voluto tirarsi indietro. Ora però, in compenso, sapeva che il capo non aveva una storia con lui, visto che non l'aveva fatto seguire per gelosia ma perchè non si fidava di lui e questo significava che... si girò quando sentì la mano appoggiarsi sulla sua spalla e deglutì quando si trovò a sostenere quegli occhi luccicanti di feroce determinazione.

"Ciao Chester."

 

Si erano accomodati sul divanetto di un caffè non molto distante e avevano ordinato rispettivamente un frullato di carote, sedano e arance ( e si chiese come potesse ingoiare una porcheria del genere) e un thè. Sulle prime aveva pensato che gli avrebbe spaccato la faccia, invece, nonostante l'aria evidentemente seccata, lo aveva gentilmente invitato a seguirlo per chiarire la situazione. Non ci aveva pensato su due volte, perchè non voleva contraddirlo e farlo arrabbiare, Malone lo avrebbe seguito domani.

"Allora Kaine, dimmi che cosa posso fare per te."

"Niente di speciale, Chester, solo dirmi perchè Felicia ti ha detto di seguirmi."

"Io... non ho fatto nulla del genere e non so perchè tu..."

"Non ci provare Chester... forse puoi pensare che io sia stupido... però non è così. Tu mi hai seguito ed io voglio solo sapere perchè."

Tirò un profondo respiro e decise  che era meglio non bluffare di nuovo con lui.

"Senti, Felicia mi ha solo detto che avevi un comportamento sospetto negli ultimi tempi. Sembravi un pò instabile e voleva  sincerarsi che non stessi facendo nulla di strano."

"Quindi non mi ero sbagliato. Aveva chiesto a te di seguirmi."

"Cosa?"

"Eh sì, me lo hai conferamto or ora. Io avevo solo un sospetto. Ora non ti arrabbiare, non sei l'unico che bara quando parla lo sai? Si più specifico Chester, che cosa pensava che io stessi facendo?"

"E perchè te lo dovrei dire, ammesso che io lo sappia?"

"Per lo stesso motivo per cui mi hai seguito quì di buon grado. Perchè temi che ti possa aprire la faccia in due a furia di pugni. Ora non lo sto facendo, nonostante sia decisamente contrariato nel sapere che hai spiato la mia intimità, pechè hai risposto alla mia domanda. Facciamo in modo che le cose non cambino, ok?"

"Cazzo Abel!..."

Kaine lo fulminò con uno sguardo e lui si zittì, rendendosi conto che i presenti nel locale si erano voltati incuriositi verso di lui.
"Decisamente molto sgarbato... Chester. Non amo questo tipo di esibizioni, ti prego di comportarti civilmente quando sei con me."

Si ricompose e decise che sarebbe stato meglio fare come lui diceva, quel tipo era uno che non scherzava, almeno questa era l'idea che si era fatto di lui. Si chiese come mai Felicia lo avesse assunto, probabilmente era un ex criminale o qualcosa del genere, forse il nome era falso. Pensò che a tempo debito sarebbe stato bene indagare sul suo conto.

"Scusami, oggi sono un po' nervoso. No, non posso essere più specifico perchè non lo è stata il capo. Non ho motivo di mentirti ora, visto che il rischio sarebbe di essere pestato a sangue e credo che tu ne sia capace."

Sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene quando lui gli si prodigo in un ghigno di soddisfazione.

"Sei un'attento osservatore del tuo prossimo e questo ti terrà vivo a lungo. Grazie per la cortesia Chester, l'unica cosa è che questa conversazione rimane tra me e te... niente capo di mezzo, sono stato chiaro?"

"Si."

"Un'altro piccolo favore. Se ti fosse di nuovo chiesto di seguirmi, stavolta volgio che tu mi avverta. Scordati di farlo ed io me la prenderò parecchio a male. Siamo daccordo?"

"Come no."

"Dico davvero."

"Questo lo avevo capito."

Kaine si alzò e tirò fuori dalla tasca i soldi per pagare le consumazioni.

"Offro io, visto che ho scelto il posto."

Se ne stava andando, quando un fragore, come un tuono esploso all'improvviso, lo assordò. Le persone in strada, si erano istintivamente buttate a terra, urlando per il terrore. Ci fu un fuggi fuggi generale, solo lui rimase impassibile, scrutando la dove aveva sentito l'esplosione. Si trattava di un palazzo di una 30ina di piani e dal 15esimo venivano fumo e fiamme. Si accorso di avere Chester vicino che sembrava impietrito.

Non perse tempo a dirgli nulla e si defilò immediatamente, cercando un vicolo per cambiarsi. Ci mise pochissimo a togliersi i vestiti, chiuderli in un fagotto di tela, salire in cima al tetto del palazzo di fianco, nasconderli sul tetto, e andare a vedere che cosa era successo e sopratutto se poteva dare una mano.

 

Chester Fawcet stava guardando senza parole lo spettacolo che gli si parava davanti. Malone stava entrando proprio lì e si chiese se fosse ancora vivo o... alzò lo sguardo, attirato da un'ombra che gli oscurò il solo per un'attimo. L'Uomo Ragno, aveva pensato in un primo tempo, poi si accorse che il costume era quello vecchio, quello nero indossato uno o due fa. Si girò cercando Abel che fino ad un'attimo prima era al suo fianco ma era sparito. Tornò a guardare il Ragno Nero che si dirigeva verso l'edificio in fiamme.

 

Entrò dalla finestra che era andata in frantumi, confidando che il rivestimento ignifuco della sua tuta di elastan fosse efficace come sarebbe dovuto essere. Alzò le braccia per proteggersi il volto da un'improvvisa fiammata che minacciò di divorarlo. Il fumo fuoriusciva dallo stesso punto in cui lui era entrato ma era comunque difficile vederci bene, le lenti si stavano sporcando e questo era male. Per fortuna aveva un sistema naturale che lo guidava permettendogli di evitare eventuali pericoli.

"Aiuto... aiuto..."

Sentì a mala pena quella debole richiesta di soccorso e vide una ragazza finita sotto a una parte del soffitto che era crollato. Le si fece d'appresso, scansando le macerie e cercando di aiutarla. Al suo fianco c'era un'uomo, sulla cinquantina, morto orribilmente sfiguarato. Lei presentava diverse ustioni, sul volto e sulle braccia, che sembravano gravi.

"Stia calma, non faccia movimenti improvvisi... ecco così... faccia piano, riesce a spostarsi?"

La donna si lamentò e lui vide che il fianco ero arrossato dal suangue, probabilmente si era rotta qualche costola.

"Quell'altro ha detto che sarebbe tornato subito..."

"C'era qualcuno con lei?"

"Si... ha portato via una mia collega ferita... noi eravamo quì per..."

"Non si affatichi, stia tranquilla, ora la porto via di quì."

Doveva portarla via attraverso le scale, con delicatezza, fare un salto e dondolarsi su un filo poteva essere pericoloso per lei, viste le condizioni in cui si trovava. La sollevò gentilmente, e si diresse verso la porta che era stata scaraventata dall'esplosione contro il muro. Una volta fuori vide una figura farglisi contro, non riuscì a distinguere i particolari poiche ormai le lenti erano annerite.

"Hey lei... la prego... mi dia una mano con la signora. E' ferita..."

"Non si preoccupi - rispose quello con eccezionale freddezza - in due faremo prima a trasportarla e le faremo prendere meno scossoni."

Evitarono l'ascensore, scendendo per le scale, al pian terreno erano arrivati i primi soccorsi che stavano per salire sù.

"Quì c'è una donna che ha bisogno di aiuto."

"Grazie. - Fece un vigile del fuoco. - Lei è questo signore avete salvato la vita a due persone."

"Io torno sù, forse c'è qualcun'altro."

Si voltò per ringraziare l'altro ma questi era già sparito. Non aveva tempo per cercarlo, ci avrebbe pensato poi. Probabilmente quel poveretto doveva aver inalato un pò di quella porcheria o si era scottato e si era giustamente andato a far vedere. Mentre tornava indietro, cominciò a incontrare una fiumana di persone che, vinto il panico, scendevano lungo le scale.

"E' un'attentato!"

Urlava isterica una.

"Una bomba degli islamici."

Rispondeva terrorizzato un'altro.

"Moriremo tutti!"

Gridava disperato un terzo.

"State calmi - cercò di tranquillizarli lui mentre si faceva largo a fatica - E' stata un'esplosione ma ha interessato solo un'aria circoscritta nel palazzo. Non accalcatevi o vi farete davvero male. Sotto ci sono i soccorsi, se ci sono eventuali feriti tra di voi ci penserano loro."

"Siamo salvi! E' l'Uomo Ragno! E' quì per aiutarci!"

"Se dice che non c'è pericolo deve essere così!"

"Ma il Bugle dice..."

"Il Bugle è merda amico! L'anno scorso ha salvato mio cugino Forrester che era rimasto intrappolato nel suo taxi dopo che si era rovesciato a..."

"... io l'ho visto anni fa mentre prese un bambino che stava cadendo dopo che quello schifoso dell'avvoltoio aveva fatto crollare il terrazzo dove si trovava."

"Di nuovo il costume nero eh amico? Ho sempre pensato che fosse molto più cool di quello rosso e blu! Non che abbia niente in contrario al rosso e blu, sono un patriota io."

"Ti hanno mai detto che il nero ti dona? Mette in risalto le tue belle..."

"Io ho visto che contro lo Scorpione eravate in due... ma chi era quello vero di Uomo Ragno? Tu o quello in rosso e blu? A proposito, grazie per aver cercato di fermare quel mostro, dopo che ho letto dei bambini mi sono chiesto con quale forza non l'hai ucciso quel bastardo... se lo avessi fatto ti avrei assolto immediatamente al posto di qualsiasi giudice."

Bene, pensava dentro di se, la gente si calmava e ora scendeva lentamente, mentre lui li dirigeva come un vigile che spartisce il traffico. Non importava se qualcuno pensava che fosse il Ragnetto originale, bastava che gli dessero retta, evitandosi di pestare l'uno con l'altro. Riprese la sua marcia e quando arrivò al quindicesimo piano, qualcosa attirò la sua attenzione, venedo sù, usando un fazzoletto di carta che si era fatto dare da una delle persone incontrate, aveva dato una pulita alle lenti. Una sagoma stava ferma in mezzo al fumo e gli fece l'inequivocabile gesto di seguirlo. Iniziò così una caccia alla volpe che lo portò a rincorrerlo per i restanti quindici piani, fino alla sommità del tetto, sulla grande terrazza.

"Salve Ragnetto Kuni... ci rivediamo presto e per questo provo grande gioia."

Sotto la maschera rise soddisfatto.

"Non sai quanta ne provi io Kuro Neko."

 

Fine secondo numero.

 

 

 

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